Sono io,
l’unico pagliaccio
che ti lascia di ghiaccio,
che prima ti fa volare
e poi ti accompagna in un dolce atterraggio.
Chi non beve in compagnia
o è un ladro o è una spia,
alza quel boccale
e brinda insieme a Francesco Favia,
dai ti devi ubriacare,
da brillo
ti sarà più facile
far la mia parodia.
Ascolta i consigli del tuo grillo,
guarda come sei gracile,
senza birra la tua pancia non si gonfia
e non saresti apprezzabile.
E dai amico,
manda giù,
e vedrai
come ti tira su,
e vedrai
come ti sentirai
meno timido.
Dai un po’ retta a Francesco
che ti ruba la noia
e poi la getta.
Non dirmi che non apprezzi questo mio gesto,
queste rime disgustose,
non le fraintendere, son gioiose.
Dai, ci vediamo sabato
in compagnia degli altri.
E lo sai, non hanno mai negato,
come con me la vita sia sempre un teatro.
Insceneremo uno spettacolo emozionante,
degno del mio sguardo conturbante,
infine dopo un lungo applauso,
chiuderemo gli occhi,
quel bel sipario.
Francesco Favia
lunedì 26 maggio 2008 ore 16:00
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domenica 27 settembre 2009
Scuse agli amici
Questi versi son di scuse,
rivolti a due ragazze incluse,
in un principio di diverbio,
in cui purtroppo si son trovate in mezzo.
Loro non c’entrano niente,
ma hanno assistito
alla reazione di un impertinente,
che impaurito,
dopo aver colpito,
ha nascosto il dito.
A me è venuto istintivo rispondergli,
ma per evitar spiacevoli sviluppi,
me ne sono andato dopo aver salutato tutti.
Mi dispiace aver creato in loro agitazione,
ma posso assicurare che non fosse mia intenzione,
rispondere alla provocazione
di un emerito coglione.
E se gli amici si son sentiti abbandonati,
la prossima volta non passo nemmeno per un saluto,
per non esser mazziato, oltre che cornuto.
A me dispiace più che altro,
di averli lasciati in compagnia
di quello sfigato,
che dovrebbe coprirsi con uno scafandro
per evitar di esser notato.
Chiedo scusa anche ai ragazzi,
ma io voglio bene a tutti quanti,
e scusate se non mi so comportare con i pazzi,
ma con chi è schizzato,
ci vorrebbe la pazienza di due, tre santi.
Ed anche questo sabato mi son divertito,
perché a me, basto poco, basta qualche amico.
Per me un amico è gioia, è spensieratezza,
non sono come certa monnezza,
che vi usa
per trovar una musa,
che lo ispiri in qualche modo,
a far il maniaco come se fosse un gioco.
Io vi abbraccio tutti,
belli e brutti,
riposati e distrutti,
augurandoci mille nottate di divertimento,
assaporando ogni momento
come se fosse l’ultimo,
questo è certo.
Francesco Favia
domenica 25 maggio 2008 ore 3:15
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rivolti a due ragazze incluse,
in un principio di diverbio,
in cui purtroppo si son trovate in mezzo.
Loro non c’entrano niente,
ma hanno assistito
alla reazione di un impertinente,
che impaurito,
dopo aver colpito,
ha nascosto il dito.
A me è venuto istintivo rispondergli,
ma per evitar spiacevoli sviluppi,
me ne sono andato dopo aver salutato tutti.
Mi dispiace aver creato in loro agitazione,
ma posso assicurare che non fosse mia intenzione,
rispondere alla provocazione
di un emerito coglione.
E se gli amici si son sentiti abbandonati,
la prossima volta non passo nemmeno per un saluto,
per non esser mazziato, oltre che cornuto.
A me dispiace più che altro,
di averli lasciati in compagnia
di quello sfigato,
che dovrebbe coprirsi con uno scafandro
per evitar di esser notato.
Chiedo scusa anche ai ragazzi,
ma io voglio bene a tutti quanti,
e scusate se non mi so comportare con i pazzi,
ma con chi è schizzato,
ci vorrebbe la pazienza di due, tre santi.
Ed anche questo sabato mi son divertito,
perché a me, basto poco, basta qualche amico.
Per me un amico è gioia, è spensieratezza,
non sono come certa monnezza,
che vi usa
per trovar una musa,
che lo ispiri in qualche modo,
a far il maniaco come se fosse un gioco.
Io vi abbraccio tutti,
belli e brutti,
riposati e distrutti,
augurandoci mille nottate di divertimento,
assaporando ogni momento
come se fosse l’ultimo,
questo è certo.
Francesco Favia
domenica 25 maggio 2008 ore 3:15
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sabato 26 settembre 2009
Sfiga
Nel cuore della notte
mi sveglio,
perché c’è qualcosa
che pulsa forte.
Sarà l’ansia accumulata,
o la cocaina,
fatto sta,
che adesso mi è venuta
anche la tachicardia.
Ma cosa fai,
ti fai di coca?
Lo sai che con la vita
non si gioca?
Senti come pompa,
sembra che stia per scoppiare,
non c’è scampo,
deve proprio finir male.
Sono inseguito dalla sfiga,
cado,
mi raggiunge,
è addosso a me,
si strofina.
Senti che tanfo mi ha lasciato,
non è merda,
è la mia vita, caro.
Mi faccio una doccia,
mi pettino…
cazzo,
ho rotto lo specchio!
Non c’è limite
al peggio.
Piove sul bagnato,
sarà troppo tardi,
quando mi sarò asciugato.
Francesco Favia
Sabato 24 maggio ’08 ore 16:19
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mi sveglio,
perché c’è qualcosa
che pulsa forte.
Sarà l’ansia accumulata,
o la cocaina,
fatto sta,
che adesso mi è venuta
anche la tachicardia.
Ma cosa fai,
ti fai di coca?
Lo sai che con la vita
non si gioca?
Senti come pompa,
sembra che stia per scoppiare,
non c’è scampo,
deve proprio finir male.
Sono inseguito dalla sfiga,
cado,
mi raggiunge,
è addosso a me,
si strofina.
Senti che tanfo mi ha lasciato,
non è merda,
è la mia vita, caro.
Mi faccio una doccia,
mi pettino…
cazzo,
ho rotto lo specchio!
Non c’è limite
al peggio.
Piove sul bagnato,
sarà troppo tardi,
quando mi sarò asciugato.
Francesco Favia
Sabato 24 maggio ’08 ore 16:19
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Matera, 25 aprile 2008
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