giovedì 25 giugno 2009
venerdì 19 giugno 2009
Mi chiamano Fastidio
Come va?
Non vorresti essere qua,
vorresti essere di là…
Ma sai chi sono io,
io sono… io sono quello che dà fastidio,
in questa vita preludio al suicido.
Sono l’essere più arrogante,
irritante,
snervante…
Sono quello a cui non gli va mai bene niente,
che non sa far altro che odiare la gente,
ma allo stesso tempo amante,
in questa vita frustrante.
Amo e odio me stesso,
lo stesso faccio con le esponenti del gentil sesso.
Oh! Tu cerchi di farmi fesso,
ma non farai che piangere adesso…
Ma ti vedi?
Cosa credi?
Non sarò mai la tua preda…
…e adesso prega.
Seppellirai,
non mi avrai,
non sarò come te,
perché io tengo a me.
Ti schiaccerò,
ti picchierò,
ti massacrerò,
ti ucciderò,
e alla fine me ne andrò…
Me ne andrò via,
da questa ipocrisia,
da questa falsità
che mai più mi circonderà.
Francesco Favia
16 dicembre ’05
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lunedì 15 giugno 2009
Blasfemo
La mattina non tanto volentieri mi alzo,
dal letto non balzo,
non ringrazio di essere ancora vivo.
Non sorrido, non vivo, ma sopravvivo
in questo mondo recidivo
nel suo male.
Mondo immondo
su di te barcollo,
dopo un ubriaco girotondo,
ecco che alla fine cado e mollo.
Libero, ma povero in canna,
aspetto dal cielo una manna.
Oh mamma!
Sarebbe meglio se tornassi a nanna
Ah! Vorrei tanto aggrapparmi ad un razzo.
Volare via nello spazio,
galleggiare nell’infinito
e abbandonare il mio spirito indefinito,
privo di libero arbitrio.
Se dico che mi ammazzo,
la gente mi prenderà per pazzo.
Cazzo! Prova tu a vivere con questo andazzo.
Prova a viver al posto mio,
nel mio oblio,
resistere a modo mio.
Oddio! Ti sembro blasfemo,
ma io oggi tremo
e a lassù non credo.
Credo solo a ciò che vedo
E non chiamarmi Tommaso,
perché dal dolore sono invaso.
Sono pervaso dal mio malessere
che credi che sia
un frutto della mia fantasia,
però, intanto, io non ho più un essere.
Non ho un’essenza,
e non è dovuto ciò alla mia miscredenza,
perciò non guardarmi storto.
Vorrei solo approdare in un porto
dove lasciare la mia inquietudine,
quella cattiva abitudine,
di sfidare la sorte
desiderando la morte.
Francesco Favia
20 dicembre ’05
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Coglione
Scazzato,
inebriato da questa malvagità che mi circonda,
surclassato,
minacciato,
io ti sparo o verrò sparato.
Il presente mi opprime,
mi deprime,
nel presente compongo rime.
Dal passato voglio andare via,
via da questa nostalgia,
da questa amara magia,
magia che ti fa ricordare
di quanto una donna possa amarti,
apprezzarti,
di sesso drogarti
e poi umiliarti
e con indifferenza gettarti.
Nel futuro ci spero,
ma nella speranza gelo,
soprammobile nella mia vita immobile.
Sarò un coglione,
ma meglio nella vita esser un accattone,
piuttosto che esser venduto,
cornuto,
senza un minimo di attributo.
E con un vaffanculo,
caro amico ti saluto…
perché meglio andare a cagare
che ricevere un falso “ti voglio bene” del male.
Francesco Favia
8 dicembre ’05
h 1: 58
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giovedì 11 giugno 2009
In auto di notte
Sfreccio tagliando la notte,
la strada mi viene incontro,
illumino il buio,
dentro di me,
il niente.
Francesco Favia
martedì 29 aprile 2008 17:32
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Vendetta
Io non uso parole d’amore,
io narro l’orrore
in cui vivo,
mi deprimo,
recidivo
a una vita eternamente in declino.
Continuamente provo a risalire,
ma ingenuamente non faccio che cadere
e ricadere,
provando un atroce dolore,
che brucia i resti del mio candore.
Non posso far altro che abbrustolire,
senza mai gioire,
e senza mai gioire non potrò mai divertire.
Più mi sbatto e più vengo sbattuto
E mi accorgo che il mio sbattimento non è servito a niente
E non mi rimane che il mio destino da perdente.
Ma io non canto,
t’incanto
con la mia parola scritta rigorosamente in rima,
mentre la mia vita dignitosamente declina.
E il mio declino
Non si fermerà sul fondo,
sprofonderà nel sottofondo.
Ma arrampicandomi con un uncino,
risalirò,
tornerò
e ti avrò essere immondo.
Più vendicativo di Brandon Lee nel Corvo,
col mio sguardo perennemente torvo,
assaggerò la mia vendetta come il conte di Montecristo
e ti colpirò col mio pugno tristo.
Francesco Favia
14 dicembre ’05
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mercoledì 10 giugno 2009
Il mio ex barbiere
Il mio barbiere non lo sopporto,
mi sono accorto,
parla male di ogni cliente
che gentilmente,
paga il servizio,
saluta e va via.
Appena chiusa la porta inizia col suo bla bla,
ma quanto è sfigato quello là!
Una volta mi dice:
“Tuo fratello…
non sta tanto bene col cervello…”
E’ vero, non mente, ma per non farsi gli affari propri,
quel demente…
si è perso proprio un bel cliente…
Odio la gente che si sente,
la vorrei per terra ai miei piedi giacente…
Preferisco un impiegato distratto,
un rincoglionito,
un matto,
un malnutrito,
un pazzo,
ma prenderei a testate
qualsiasi arricchito
arrogante di ‘sto cazzo!
Odio la gente che si sente,
la vorrei per terra ai miei piedi giacente…
Nessuno mi può giudicare nemmeno tu…
Tu tu…
Avanti controbatti
E campi più ù ù
Che inferno quaggiù ù ù
Su questo asfalto del vecchio su ù ù ud
Odio la gente che si sente,
la vorrei per terra ai miei piedi giacente…
Ciao bella gente…
Francesco Favia
venerdì 19 gennaio 2007 ore 17:57
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Da dove vengo
Io vengo dai bassifondi,
no bello, non ti confondi,
sono proprio io,
quello che si fa il mazzo
e non guadagna un cazzo,
io paroliere
che per vivere fa il garzone di un salumiere,
ma che vivere,
sopravvivere,
sopravvivere col sudore,
immerso nel rancore,
nella rabbia, nell’odio e nel dolore!
Umiliato,
malmenato,
ripudiato,
licenziato,
non ce la faccio più,
ma cosa ne vuoi sapere tu,
tu che hai in casa la servitù,
io non te regghe più,
ma va, va,
che fai finta di studiare
mentre papi ti paga l’università.
Non urlare,
ti devo torturare,
picchiare,
ammazzare,
brutto infame,
è meglio che ti lascio stare,
perché la galera non me la voglio fare…
Francesco Favia
3 febbraio 2007 ore 16:42
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