Ricerca personalizzata

lunedì 12 ottobre 2009

Odiosamente sfigato

Da ragazzino mi cacciavo sempre nei guai,
ora che sono grande non è che sia cambiato assai.
E se continua così, vedrai,
che presto mi seppellirai.
L’incauto, forse, non vivrà in eterno,
e devi vedere come mi diverto in questo inferno.
E se il cauto non vivrà affatto,
guarda come io mi adatto.
Io non sono altro che un incapace,
la sfiga in me giace,
tuttavia della figa son rapace,
e mi dispiace
doverla lasciare,
ma tanto da morto non mi potrò arrapare.
Ma che genio ribelle,
io ti faccio cader le ascelle,
sono più acido delle sorelle
di Marge
con nelle vene una dose di grunge.
Sai che ti dico, della tua pietà non m’importa,
me la divoro io quest' avvelenata torta.
La mia raga non mi merita,
perché sono un fallito.
Lei non mi demerita,
ma è meglio che si metta con qualche arricchito.
Sono più fastidioso e sfigato
di un venditore porta a porta,
scrivo bendato per veder cosa comporta.
Meglio che resti solo con la scrittura,
con essa denuncio ogni mia paura.
Sono più infame di un infame di questura,
convivo con la parola scritta in questa clausura.
Caro immaginario lettore,
degustatore
del mio insano orrore,
sappi che so essere più esilarante di Gigi Sullivan,
ma invece ti porterò con me sul mio caravan,
tra i meandri
della mia angoscia,
senti come la mia ansia scroscia…
e più veloce di Melandri,
fuggiremo dalle paure,
queste torture
che mi perseguitano,
e in me l’odio sollecitano,
raggiungeremo il sorriso,
quel paradiso,
di serenità
che magari durasse per l’eternità.

Francesco Favia

30 maggio ’08 ore 23:02


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Fan


A Fabrizio Tarducci


Sono un fan di Fabrizio,
ascolto la sua musica come fosse un vizio…
ma quale mitomane,
io sono un cleptomane
che si diverte a rubare il suo stile,
che è meglio di un vecchio vinile.
Io voglio essere come Fabrizio Tarducci,
parlarle della sofferenza di noi tutti,
non voglio fare certo il furbetto come Ricucci.
Ed intanto al lavoro mi trattano come un cane,
devo sgobbare,
perché ho la macchina da pagare.
Il mio titolare sclera e insulta
ed io mi sento rubato come quando pago una multa,
ma mi basta riascoltare “Turbe giovanili”,
e penso che anche tu soffrivi.
E allora li sputtano tutti,
butto sul word questi spruzzi,
e così che nascono i miei frutti,
subisco le umiliazioni e gli insulti
come quando con gli Uomini di Mare,
ti mandarono a pescar merluzzi.
È proprio come te, Bukowski e Dezio
devo fare,
li devo scrutare
evitando ogni screzio,
li metterò alla berlina
con i miei scritti,
sempre meglio di dargli fuoco con la gasolina
a quei colleghi e responsabili dai cervelli fritti.
Sicuramente c’è chi mi ha anche apprezzato,
ed io ho ringraziato,
ma ancora nessuno mi ha salvato.
Sono un naufrago del precariato,
mi aggrappo alle tue canzoni per un momento spensierato.
Io non sono il tuo più grande fan
come lo era di Eminem, Stan,
io sono uno dei tanti,
che ti fa fare dei contanti.
Nella vita mi sento un vecchio,
ma impazzisco per le tue rime
come un ragazzetto,
e se la tua musica è per adolescenti,
io sono il più scemo tra i deficienti.
Mannaggia a te, mi stai facendo trascurare anche Vasco,
ma ascoltandoti penso che anche tu nella vita facevi sempre fiasco.
Hai ragione quando dici che in Italia non si trova il posto fisso,
mi ritrovo, è per questo che apprezzo ogni tuo disco.
Della gente che dice che sei volgare me ne infischio,
io ti ascolterò,
continuerò
con questo rischio.
Lo sappiamo, non sei come i Gemelli,
i tuoi fan, tu li tratti da fratelli.
Così ti comporti perché sei venuto dal niente,
se hai sfondando lo devi anche a chi ti ha sempre seguito,
in ogni ambito,
di questo ne sei cosciente.
Continua su questa strada,
io e gli altri fan ti seguiremo comunque vada.
Salutami Nesli e Vacca,
tutta la tua crew che spacca.
Io di ogni tuo seguace
ti porto il saluto,
lo sai che sei sagace,
questo scritto è solo un tributo.

Francesco Favia

mercoledì 28 maggio 2008 ore 14:48


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sabato 10 ottobre 2009

Savani

Agli amici di Neteditor


Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani,
qui siamo tutti frustrati,
ma col tuo atteggiamento
ci hai superati.
Ogni tuo commento
lascia sgomento,
prima di scrivere, pensa un momento,
se ce li dicessi dal vivo saresti spiaccicato sul cemento.

Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani.

Neteditor ti paga per far rifinitura?
Lascia perdere gli errori di battitura,
guardati allo specchio
e pensa a quanto fai paura.

Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani.

Cosa? Non senti?
Menti,
stappati quell’orecchio,
tu non sai scrivere,
puoi ballare solo il Minuetto.
Non ridere,
puoi solo piangere,
pure sul web
nun te possono vedè.

Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani.

Sei un critico,
sei un intellettuale?
Sii meno cinico
o rischi di farti male.

Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani.

La solitudine è una brutta bestia,
la colpa è tua, ripensa alle tue gesta.
Savani, Savani,
statti fermo con quelle mani,
levale dalla tastiera,
poggiale lì, nelle tue mutande di Armani
e sparati una bella sega.

So che risponderai a questa mia declamazione,
ma non accetterò nessuna tua provocazione.
Nessuno più ti sopporta,
ma lo sai che la vita è una
ed è anche abbastanza corta.
Senza amici l’esistenza digiuna,
alza gli occhi, ti resterà almeno la luna.

Francesco Favia

martedì 27 maggio 2008 ore 1:10


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domenica 4 ottobre 2009

Rallegratore di animi

Io che volevo fare il giornalista,
per esprimere ogni mio punto di vista,
mi ritrovo a fare con le parole il teppista,
proprio io che nella vita sono laconico,
di pensieri sono logorroico.
È per questo che scrivo tanto,
solo per farmi da solo qualche pianto.

La mia vita scivola via,
manco avessi le mani di Dida,
sembro la sua parodia,
sono più ridicolo di un ermafrodita.
Trovare un senso a tutto questo?
Guarda, proprio non ci penso.

Ad un mio amico gli consigliai,
di non pensare ai guai,
di dormire di meno e scopare di più,
mentre io dovrei scopare di meno e lavorare di più,
e intanto tiro a campare
con qualche ora che mi danno da fare.

Rallegratore di animi,
dall’anima triste,
coccolo gli amici come fossero gattini.
Questa è la mia missione,
allora una vocazione in me esiste,
forse non sono così coglione.

Altro che fine del mondo nel duemiladodici,
io mi sgozzo prima con un paio di forbici,
è per questo che voglio lasciare un bel ricordo,
perché non c’è più tempo per me
ed intanto già gira il mio coccodrillo sul web.

Ringrazio chi mi supporta,
chi mi sopporta,
grazie alla loro pazienza che non è ancora morta.

È inutile ogni mio sforzo,
questo sembra essere il mio destino,
hanno deciso, anche se non concordo.
Il declino
di questo cretino
è segnato.
Saluto tutti senza distinzione,
chi mi ha amato e chi mi ha odiato,
si, anche quel cazzone.

Francesco Favia

Martedì 27 maggio ’08 ore 00:30


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Bellimbusto

Guarda questo bellimbusto,
appena arrivato ha suscitato un bel trambusto.
Si, quello che fa lo spocchioso,
sono proprio io,
il poeta odioso.
Faccio bungee jumping
nel mio oblio,
torno su per dirti
che necessiti di un restyling.
Non cerco di capirti,
il mio interesse è solo finirti.
Nessuno può finire me,
perché sono già finito,
si, cosa c’è,
sono davvero un fallito.
Non sono nessuno,
sono una persona normale,
come tanti, nati da un parto anale.
Di stronzi come me ce n'è più di qualcuno,
ma ad ammetterlo,
siamo solamente
io e il mio riflesso
che vive al di là dello specchio.
Ci sputiamo in faccia contemporaneamente,
il mio riflesso è come me,
è impertinente.
Non ti appartengo,
non sono mica Ambra,
non me la faccio in viale Salandra.
Non me la faccio in nessuna via,
il mio mondo è quello della testa mia.
Non appartengo nemmeno ad una gang
e se non ti piace il mio slang,
fatti una tazza di ginseng.
Non ti piaccio,
neanche tu mi piaci
è un sentimento reciproco,
ha ragione Inoki.
Dovresti metterti dei goldoni
più che dei cappelli,
mah… non saresti interessante nemmeno con dei gioielli.
La tua faccia sembra un cazzo,
le tipe nel vederti scappano a razzo
e anche a me nel guardarti mi viene il butto.
Ammazza quanto sei brutto,
ma ti pettinato con un rutto?
Beh… adesso levati dai coglioni,
sempre se non vuoi andar incontro ai miei ceffoni.

Francesco Favia

lunedì 26 maggio 2008 ore 18:36


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domenica 27 settembre 2009

Spettacolo

Sono io,
l’unico pagliaccio
che ti lascia di ghiaccio,
che prima ti fa volare
e poi ti accompagna in un dolce atterraggio.

Chi non beve in compagnia
o è un ladro o è una spia,
alza quel boccale
e brinda insieme a Francesco Favia,
dai ti devi ubriacare,
da brillo
ti sarà più facile
far la mia parodia.

Ascolta i consigli del tuo grillo,
guarda come sei gracile,
senza birra la tua pancia non si gonfia
e non saresti apprezzabile.
E dai amico,
manda giù,
e vedrai
come ti tira su,
e vedrai
come ti sentirai
meno timido.

Dai un po’ retta a Francesco
che ti ruba la noia
e poi la getta.
Non dirmi che non apprezzi questo mio gesto,
queste rime disgustose,
non le fraintendere, son gioiose.

Dai, ci vediamo sabato
in compagnia degli altri.
E lo sai, non hanno mai negato,
come con me la vita sia sempre un teatro.
Insceneremo uno spettacolo emozionante,
degno del mio sguardo conturbante,
infine dopo un lungo applauso,
chiuderemo gli occhi,
quel bel sipario.

Francesco Favia

lunedì 26 maggio 2008 ore 16:00

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Scuse agli amici

Questi versi son di scuse,
rivolti a due ragazze incluse,
in un principio di diverbio,
in cui purtroppo si son trovate in mezzo.
Loro non c’entrano niente,
ma hanno assistito
alla reazione di un impertinente,
che impaurito,
dopo aver colpito,
ha nascosto il dito.
A me è venuto istintivo rispondergli,
ma per evitar spiacevoli sviluppi,
me ne sono andato dopo aver salutato tutti.
Mi dispiace aver creato in loro agitazione,
ma posso assicurare che non fosse mia intenzione,
rispondere alla provocazione
di un emerito coglione.
E se gli amici si son sentiti abbandonati,
la prossima volta non passo nemmeno per un saluto,
per non esser mazziato, oltre che cornuto.
A me dispiace più che altro,
di averli lasciati in compagnia
di quello sfigato,
che dovrebbe coprirsi con uno scafandro
per evitar di esser notato.
Chiedo scusa anche ai ragazzi,
ma io voglio bene a tutti quanti,
e scusate se non mi so comportare con i pazzi,
ma con chi è schizzato,
ci vorrebbe la pazienza di due, tre santi.

Ed anche questo sabato mi son divertito,
perché a me, basto poco, basta qualche amico.
Per me un amico è gioia, è spensieratezza,
non sono come certa monnezza,
che vi usa
per trovar una musa,
che lo ispiri in qualche modo,
a far il maniaco come se fosse un gioco.
Io vi abbraccio tutti,
belli e brutti,
riposati e distrutti,
augurandoci mille nottate di divertimento,
assaporando ogni momento
come se fosse l’ultimo,
questo è certo.

Francesco Favia

domenica 25 maggio 2008 ore 3:15


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