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venerdì 6 marzo 2009

Il repartista e il vecchiarello


30 giugno ’07

Ero al lavoro. Sono sempre al lavoro. Ho appena il tempo per mangiare, cacare e dormire. Si può avere appena il tempo per mangiare, cacare e dormire? Se questa è la vita, è meglio morire. Lavorare tutte quelle ore per nemmeno uno stipendio. Lo so, bisogna accontentarsi, da noi al sud ci si deve arrangiare così. O ti fai sfruttare o vai a spacciare.
Stamattina, dicevo, ero al lavoro. Si presenta un signore anziano. Si, era proprio un vecchiarello. Sembra stanco, debilitato, affaticato. Gli ho servito delle pesche. Mi dice che ha preso due autobus per venire fin qui. Dice che viene dal quartiere. Gli dico che non ne valeva la pena di fare tanta strada e che con questo caldo non si sarebbe dovuto affaticare. Rispetto ai 47° di qualche giorno fa’, questo caldo non è niente, mi dice. Ed io continuo sulla stessa scia, dicendo che 47° erano in strada, ma addosso se ne sentivano 50°.
Poi mi fa: “Ma lei è di Bari?”
“Si.” Gli rispondo.
“Sicuro?”
“Si, si.” Faccio. “Nato e cresciuto a San Pasquale.”
“Non si direbbe.” Osserva il vecchiarello “A Bari non ho mai incontrato una persona gentile ed educata.”
Sorrido. “La ringrazio, lo prendo come un complimento.”
Infine se ne va, mentre con quella piccola consolazione di essere apprezzati, restavo là.
Francesco Favia

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