Vorrei essere uno stilnovista per lodare le tue doti, per tirar fuori quelle parole che davanti a te si immergono in quella assurda timidezza che lambisce il mio essere e annega la mia esistenza. Vorrei spogliarmi del mio orgoglio per ammettere che mi piace la tua crudeltà, che mi piace ascoltare quelle parole taglienti che vengono proposte come umorismo; ma lo sappiamo entrambi che svolazzano dalla tua bocca per nascondere quella dannata timidezza che miracolosamente ti fa smettere di parlare. Ti fa sprofondare in un dolce, imbarazzante silenzio, quando per qualche secondo ci ritroviamo soli. E provo a guardare i tuoi occhi che sembrano sempre che stiano per piangere. Essi però mi sfuggono, vanno altrove, alla ricerca di chissà chi, chissà che, chissà cosa, ma chissà perché sto scrivendo… E chissà per quale maledetto motivo ti farò leggere queste astratte parole… Te le farò leggere e me ne pentirò come l’alter ego di John Fante, che si strugge per una più crudele di te.
Francesco Favia
28-1-2006
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www.nonsolocronache.com
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