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lunedì 5 gennaio 2009

Ultime parole


Cara vita,
ti odio profondamente. Quante volte mi hai illuso, quante volte mi sembrava di avercela fatta ed invece tu con le tue strane circostanze mi hai ributtato al tappeto.
Mi hai piegato lentamente, destro, sinistro, mi hai messo all’angolo ed hai infierito senza pietà.
Sanguinante restavo in piedi e tentavo di reagire, ma tu ti prendevi gioco di me, facendo finta di prenderle per poi ricolpirmi pesantemente.
Quell’altro tuo compare del mondo che con la sora ingiustizia hanno alimentato un fuoco già acceso ed intenso.
E ve la ridevate, pezzi di merda… Tutti e tre sul ring, a prendermi a calci. Esanime, giacevo disteso sul mio stesso sangue. L’arbitro non esisteva. Quel cornuto, si è venduto per un pel di fica: si fa fottere da quella troia dell’ingiustizia.
E sempre più forti quei colpi, quelle pedate mi toglievano il respiro e mi annebbiavano la vista.
Ad un certo punto, spinto da un briciolo di orgoglio, rimasuglio della mia anima, riesco ad alzarmi…
Prima che tu ed i tuoi complici mi finiate, salto fuori dal ring, corro nello spogliatoio, mi sfilo i guantoni, apro l’armadietto e impugno la mia cara rivoltella.
Bang!
Vaffanculo… E così sia.


Francesco Favia



29 gennaio 2008 ore 22:00

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