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sabato 29 agosto 2009

Chiamala come c**** ti pare

Chiamalo rap, chiamala poesia,
chiamala arte,
chiamala come cazzo di pare,
sono parole e cosa vuoi che sia.
Ciò che stai leggendo,
non è una filastrocca,
intendo?
Capito, uso le dita e non la bocca.

Le pesto con forza sulla tastiera,
per dar libero sfogo alla mia creatività,
e dimostrare a me stesso
che in fondo non sono una nullità.

Già hai ragione,
con l’arte non si fa un soldo,
ma chi è quel coglione
che va dicendo che sono così sciocco?

Io ho sempre studiato,
ma dal tempo mi sentivo fregato,
allora ho deciso di lavorare
ed ho sempre lavorato.
Poi la vita ti impone delle scelte da fare,
cambiai lavoro per non farmi sfruttare,
ma sono stato sfruttato lo stesso,
usato e gettato nel cesso.

Ora sono un disoccupato,
più o meno,
lavoro nove ore a settimana,
ovviamente sempre a nero.

E se dici che tu nella vita non hai rimpianti,
io non ti credo, bello, tu non mi incanti…
Adesso passo le giornate davanti allo schermo,
mandando curriculum e componendo rime per assecondare il mio cervello,
che pensa continuamente,
proiettando immagini di un futuro incerto,
perché effettivamente,
tutto ormai è stato compromesso.

Francesco Favia

martedì 20 maggio 2008 ore 17:00



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