Ricerca personalizzata

sabato 8 agosto 2009

Quella notte



A Davide


Era da un po’ di tempo che le visite di Paul si erano fatte più frequenti. Ernest ogni tanto lo andava a trovare all’hotel dove lavorava. Per Paul erano una manna quelle visite che facevano passare più velocemente le lunghissime ore del turno notturno. Adesso quelle visite erano diventate quasi quotidiane. Se Paul faceva il turno di notte, era scontata la presenza di Ernest all’hotel.
Ernest non stava attraversando un bel periodo. E si sa, quando si cade in disgrazia, tutti gli amici spariscono. Paul, invece, gli era sempre stato vicino. Sapeva ascoltarlo e confortarlo. Ad Ernest bastava anche solo la sua presenza. Lo stesso valeva per Paul. La compagnia di Ernest era in grado di accorciare in qualche modo la lunga nottata di lavoro. E non importava che Ernest ultimamente non fosse di compagnia. D’altronde bastavano due parole, qualche bicchiere ed Ernest dimenticando i suoi guai, ritornava a scherzare come lui sapeva fare.
Quella notte, però, né l’alcool, né il conforto di Paul riuscirono a tirarlo su. Ci fu un bel via vai quella notte. L’hotel era pieno. Non c’era neanche una camera libera. Quella notte l’hotel ospitava degli operai in trasferta, diverse coppiette, qualche coppia più matura, presumibilmente fedifrago con amante al seguito e qualche mignotta, cliente abituale dell’albergo. Le prostitute, ormai, avevano le loro stanze. Quasi ogni sera erano lì. Ogni sera con un diverso cliente. Ogni tanto qualche loro cliente si rifaceva vivo, con la stessa puttana o anche con qualche altra. Le puttane erano utili, dunque, anche a pubblicizzare l’hotel, facendo spesso acquisire nuovi clienti per la felicità delle tasche del proprietario della struttura.
E quella notte si presentò un trans. Anch’egli assiduo frequentatore di quel puttanaio. Era da un po’ che non si faceva vivo. Era ovviamente in compagnia di un suo cliente.
Ernest si chiedeva come faceva il puttaniere a non essere in imbarazzo. Il trans si poteva capire, ormai era routine: quello è il suo lavoro, questione di abitudine. Evidentemente anche per quel tizio era diventata un’abitudine, un vizio abitudinario.
Quella notte al transessessuale andò male. E sicuramente non la prese, se così si può dire, sportivamente. Iniziò subito ad inalberarsi. Alzando i toni, pretendeva una camera. Non ci credeva che l’albergo era pieno. È vero, difficilmente non rimane nemmeno una stanza libera, ma quella notte andò di lusso per le casse dell’albergo.
Paul, sempre pacato, iniziò a non sopportare l’atteggiamento insistente del trans. Tuttavia, mantenne un atteggiamento diplomatico, dicendo che avrebbe fatto meglio a prenotare, a fare un colpo di telefono. Quel coso continuava ad inveire e a non credere che l’albergo fosse tutto esaurito. Paul gli disse: “Ma perché non ti devo dare la stanza? Te la do sempre.” E quello continuava a scassargli l’anima, sfidando la sua pazienza. E Paul: “Ora ti porto in giro per l’hotel e ti faccio vedere camera per camera!”
Alla fine il trans se ne andò. Sicuramente aveva le sue ragioni: il cliente dove lo avrebbe portato? E magari offrendo la prestazione in macchina, sarebbe stato costretto anche a fare uno sconto.
Erano ormai arrivate le due del mattino. Il via vai di puttane e coppiette era finito da un bel po’. Ora tutti dormivano. Una dolce quiete sussurrava nell’aria ed Ernest si faceva coccolare da essa.
Mentre Paul finiva di riportare i dati, Ernest sorseggiava disperatamente l’ennesimo bicchiere.
“Vacci piano” redarguì Paul dall’altro lato della hall. “Non ne hai bevuto abbastanza di quella robaccia. Ora l’epatite ti deve venire.”
Ernest rimase in silenzio. Si limitava a contemplare il bicchiere vuoto.
“Ho quasi finito. Ora ti raggiungo.” Gli disse col suo solito tono rassicurante Paul. “Vuoi venire qui? Ci vediamo qualche film godereccio sul canale satellitare…”
“No, no…” rispose Ernest impugnando la bottiglia ormai vuota. La capovolse e lasciò sgocciolare quel che rimaneva nel bicchiere.
“Ma ti rendi conto? Ti sei scolato una bottiglia di whisky!” Esclamò Paul avvicinandosi al bancone dell’angolo bar. “Se non vai in coma etilico adesso, non ci vai più.”
“Ma dai, cosa dici… La bottiglia non era piena. Era a metà.”
“Già, forse hai ragione. Hai comunque bevuto troppo stasera. Basta.”
Ad Ernest gli stava venendo quasi da piangere. Lo sconforto gli stava strappando le lacrime. Il senso di dignità le tratteneva. Il sostegno di Paul gli faceva piacere, d’altronde era lui a cercarlo, ma per un tipo come Ernest, abituato sempre a lottare, era umiliante quell’ammissione di sconfitta. La vita aveva vinto, lo aveva messo al tappeto e non riusciva più a rialzarsi.
“Ma si può sapere cos’hai?” lo sollecitò Paul “Vedrai che si sistemerà tutto. Troverai un altro lavoro. E non ti preoccupare riuscirai anche a finire di pagare la macchina.”
“E’ finita.” Asserì Ernest.
“Cos’è finita? Smettila!”
Ernest si riferiva a sé stesso, ma spostò il discorso sulla donna che l’aveva lasciato qualche giorno prima.
“Alla tua età anch’io passai dei momenti bui, persi il lavoro. Stavo malissimo. Sai che facevo? Rimanevo a guardare il cielo.”
“In cerca di una risposta?” domandò Ernest, pensando al perché l’uomo è destinato a soffrire nel suo ciclo vitale. Poi proferì: “E’ finita con Matilde.”
“E perché? Cosa è successo?”
“Cosa vuoi che ti dica. Ognuno ha le sue ragioni. Ognuno ha il suo orgoglio.”
Ernest stava da poco più di due anni con questa tipa. Le voleva molto bene, ma al momento aveva questioni più importanti a cui pensare. Certo gli dispiaceva un po’, ma quest’ennesimo regalo della vita, quest’ennesima disillusione fu la spinta per gettarsi in quel profondo dirupo che solo a guardarlo faceva venire la tremarella.
Forse non riusciva ad avvertire la mancanza di lei, per vie delle preoccupazioni che non lasciavano spazio ai sentimenti. Sentiva però una mancanza. L’ennesima cosa sottratta. La vita gli tolse l’ultimo motivo per andare avanti, per rialzarsi.
Era stanco, non ce la faceva più. Non c’erano soluzioni. C’era un’unica via d’uscita, forse, per evitare un futuro sotto i ponti.
Un’invitante fragranza distolse Ernest dai suoi pensieri.
Paul gli porse una tazza. “Tieni, ti ho preparato il cappuccino che ti piace tanto.”
Ernest sorrise e sorseggiò contento come un bambino a cui gli si prepara il latte al cioccolato.
Finì di bere e disse: “Non ti scorderò mai. Sei un amico.”
“Perché dici così?” domandò un po’ stupito Paul.
“Domani parto. Raggiungo uno che conosco a New York. Lì dovrei trovare un lavoro.”
“Capito. In bocca al lupo allora.”
“Crepi.”
“Se torni da queste parti fatti sentire, passami a trovare.”
“O.K.” disse Ernest “ma non credo di tornare più. Voglio dimenticare questa città e la sua gente.”
Ernest si alzò dal trespolo e si avviò verso l’uscita. Paul lo accompagnò.
“Allora addio.”
“Addio.” Rispose Ernest e lo abbracciò. Lo strinse forte. Aveva gli occhi lucidi. Quell’abbraccio durò un bel po’. Quel gesto era come uno scudo protettivo contro le avversità della vita e avrebbe voluto che non terminasse mai.
Sapeva che non lo avrebbe più rivisto. “Ti scriverò.” Le ultime parole famose di Ernest, proferite mentre montava in macchina. Mise in moto e si allontanò nel buio.
Guidò per un po’ fino ad allontanarsi dalle zone abitate. Si immise su una strada a scorrimento veloce.
Ad un certo punto accostò sul ciglio della strada. Uscì dall’auto. Si appoggiò sul cofano e si accese una sigaretta. Diede una bella boccata e si stese. Contemplò il cielo. Estasiato guardava le stelle. Rimase così per almeno una mezzora. Si alzò e si accese un’altra sigaretta.
Era notte fonda, non c’erano molte macchine in circolazione. Qualcuna come saetta, spezzava il buio ed il silenzio, correndo ad alta velocità.
La strada era buia. Inquietava. Ernest tirò via la sigaretta come se fosse un calciatore del Subbuteo ed iniziò a camminare in quelle tenebre alla ricerca di una luce.
Dopo qualche minuto di cammino trovò quel che cercava. Adesso forse era sereno.


Francesco Favia

venerdì 16 maggio 2008 ore 16:10



ogni riferimento a fatti, luoghi e persone è puramente casuale


http://ciscofavia.blogspot.com/

www.nonsolocronache.com

Nessun commento:

Posta un commento

http://www.wikio.it
web analytics